Bozza di Proposta di legge regionale VENETO VERSO I RIFIUTI ZERO

Bozza di Proposta di legge regionale
VENETO VERSO I RIFIUTI ZERO

Relazione

Attualmente, la raccolta differenziata in Veneto è mediamente superiore al 70% in molti comuni raggiunge l’80%, mentre in altre è nettamente al di sotto del 70%.
Questa proposta di legge, elaborata in collaborazione col Forum Rifiuti Zero del Veneto che segue l’esempio di molti Comuni che hanno già superato l’82% di raccolta differenziata propone di raggiungere in ogni comune, entro il 2025 almeno la quota 82%.
E’ dimostrato che il sistema dei grandi mezzi di raccolta e dei cassonetti stradali incrementa la produzione di rifiuto secco residuo mantiene la raccolta differenziata sotto al 40%. E’necessario quindi eliminare i cassonetti stradali, attivando la raccolta domiciliare “porta a porta”, una scelta tecnica, ma anche culturale per famiglie e aziende, a cui si chiede di contribuire a trasformare gli scarti da rifiuto a risorsa.
Questa scelta è, attualmente, la più efficace per raggiungere elevate percentuali di raccolta differenziata ma soprattutto per un corretto riciclo, con benefici sia per le famiglie, per le aziende ma anche e soprattutto per ambiente e per il decoro urbano.
In Italia il costo medio di conferimento del Residuo Secco Indifferenziato è 140 €/ton. ma con il passaggio al Porta a Porta, si potrebbe ottenere una diminuzione dello smaltimento in discarica sino al 75%.
Una parte del risparmio derivante da questo mancato conferimento potrà essere utilizzato per l’acquisto di nuovi mezzi ecologici atti al conferimento, mezzi per facilitare ed ottimizzare la raccolta e per una efficace campagna informativa. Un ulteriore elemento positivo potrebbe interessare l’occupazione, infatti il “porta a porta” necessita di un maggior numero di operatori, da assumere senza aumento di costi, perché questi verrebbero compensati grazie ai risparmi derivanti dal mancato conferimento dei rifiuti in discarica o negli inceneritori.
E’ fondamentale comunque che almeno una parte significativa dei risparmi ottenuti, vada riconosciuta ai cittadini grazie ad una riduzione della parte variabile della tariffa.

Indispensabile comunque unire a questa metodologia la riduzione dei rifiuti a monte, grazie alla cooperazione tra imprenditori (riduzione degli imballaggi), amministratori (norme e regolamenti per favorire comportamenti virtuosi) e alla fattiva partecipazione della cittadinanza. Moltissimi comuni hanno già dimostrato che, con scelte coraggiose, la quantità di rifiuto non riciclabile può essere drasticamente ridotto.
Si può evitare lo smaltimento di grandi quantità di rifiuti anche allungando la vita di quelli riciclabili, attivando la riparazione dei beni, con indubbi ed evidenti vantaggi ambientali, sociali ed economici.

Gli strumenti fondamentali sono:
a) estensione della raccolta differenziata “porta a porta” in tutti i comuni;
c) ripartizione di almeno il 50% dei risparmi (dalla diminuzione dei costi di smaltimento e dalle entrate dalla vendita delle materie riciclate) in bolletta, a vantaggio delle utenze
c) norme e agevolazioni per le aziende che riducono/eliminano gli imballaggi,
d) aumento della tassa per la combustione dei rifiuti negli inceneritori e nei cementifici (da convertire a breve scadenza)

La Direttiva europea 2008/98/Ce del 19 novembre 2008, definisce una “gerarchia dei rifiuti” che stabilisce un «ordine di priorità» per «la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti».
In testa figura la prevenzione con precise azioni (prese prima che una cosa diventi un rifiuto) che riducano la quantità di rifiuti indifferenziati, attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita. In questo contesto si inserisce perfettamente ma a monte del sistema produttivo la riduzione degli imballaggi.
Segue la preparazione per il riutilizzo con operazioni di controllo, di pulizia e di riparazione attraverso quei prodotti nati per essere reimpiegati.
Quindi viene il riciclo con le idonee operazioni di recupero con cui le risorse riciclabili sono trattae per riottenere materie da utilizzare per la funzione originaria o altri fini. Il riciclo include il trattamento di materiale organico ma non contempla nella filiera il recupero di energia o il ritrattamento per ottenere combustibili e materiali da riempimento.
Per il rifiuto l’organico, serve invece una omogenea e capillare distribuzione territoriale degli impianti di compostaggio, in modo da ridurre i costi di trasporto e l’inquinamento dovuto ai mezzi di trasporto. Il compost va indirizzato verso l’uso diretto in agricoltura e verso la vendita ai produttori di terriccio e dei fertilizzanti.
Attualmente il 30% circa dei rifiuti solidi urbani è composto dall’umido, la frazione organica (scarti di cucina, letame, liquame o rifiuti del giardinaggio) quindi questa risorsa organica risulta l’elemento che causa la maggiorparte dei problemi se viene mescolato con gli altri rifiuti, Crea inoltre liquidi pericolosi e maleodoranti nelle discariche oltre a generare problemi negli impianti di smaltimento.

Il compost, o terricciato o composta, è il risultato della decomposizione e dell’umificazione di materie organiche da parte di macro e microrganismi in presenza di ossigeno e di equilibrio tra gli elementi chimici della materia. E’ un processo biologico aerobico, controllato dall’uomo, che porta alla produzione di una miscela sostanze umidificate (il compost) a partire da residui vegetali, sia verdi che legnosi, o animali mediante l’azione di batteri e funghi.
Il compost può essere utilizzato come fertilizzante su prati o prima dell’aratura, infatti con l’apporto di sostanza organica migliora la struttura del suolo e la biodisponibilità di elementi nutritivi (azoto), inoltre come attivatore biologico aumenta la biodiversità della microflora nel suolo.
Anche col compostaggio domestico, condominiale o di quartiere, si possono eliminare dai rifiuti tonnellate di organico che vanno direttamente nei terreni e negli orti. Per incentivare questa buona pratica si può riconoscere a chi pratica l’auto-compostaggio. uno sconto del 10-15% sulla parte variabile della tariffa. La Regione dovrebbe fornire gratuitamente, attraverso le società addette al servizio, ad ogni cittadino un composter (bidone traforato di plastica), unitamente alle istruzioni per produrre un buon compost.

La carta è venduta, attraverso il consorzio Conai-Comieco, alle aziende che producono cartone e carta riciclata, contribuendo fattivamente all’economia circolare.
Il multi-materiale (vetro, plastica e lattine) viene indirizzato ai rispetti Consorzi di riciclo, se la plastica venisse anche suddivisa per tipologie e colori, incrementerebbe il suo valore nel mercato del riciclo. Gli scarti di questo processo di selezione diventano risorsa e vengono riutilizzati nella produzione di pancali, di arredi urbani, utensileria materiali da giardino e cucina, componentistica per auto e moto.
Anche il recupero di energia osserva una precisa direttiva per gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani che possono rientrare tra le attività di recupero energetico solo se rispondono ai precisi requisiti di efficienza. Pertanto dovranno essere chiusi tutti gli inceneritori che non rispettano le normative di legge, provvedendo ad una loro progressiva chiusura e soprattutto al divieto di costruzione di nuovi impianti di incenerimento.
Come ultima soluzione troviamo lo smaltimento che è una operazione diversa dal recupero anche se portano al recupero secondario di sostanze o di energia, e tra questi annoveriamo lo smaltimento in discarica, la biodegradazione di rifiuti liquidi e/o fanghi nei suoli, l’iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali, l’incenerimento o il deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera). Seguendo la direttiva Europea, che sottolinea che gli Stati membri «non dovrebbero promuovere, se possibile, lo smaltimento in discarica o l’incenerimento di materiali riciclabili», si propone di vietare la possibilità, ove possibile, del loro smaltimento in discarica o negli inceneritori.

Nel 2003 l’UE ha invitato i Paesi membri ad elaborare, entro il 2006, piani d’azione per “l’integrazione delle esigenze ambientali negli appalti pubblici”. Il Piano di azione nazionale italiano (Pan GPP) è stato approvato nel 2008, ma purtroppo si sta aspettando ancora l’emissione dei decreti attuativi che indichino i “criteri ambientali minimi” per definire “verde” una dozzina di tipologie di beni o servizi. Nel 2009 la Commissione europea pone l’obiettivo di inserire entro il 2020 i criteri del Green Public Procurement GPP nel 50% delle gare d’appalto della Pubblica Amministrazione.
Il decreto legislativo 22 del 1997, obbliga già le Regioni a coprire il 40% del fabbisogno con carta riciclata e sei anni dopo, il decreto 203 del 2003, vincola tutti gli enti pubblici a coprire il 30% del proprio fabbisogno di beni (dalla carta, ai mobili) con materiale riciclato. Ma in Italia l’acquisto sostenibile della P.A. non funziona nemmeno quand’è un obbligo di legge attualmente infatti, l’operatività del decreto è ingessata da “condizioni” che ne limitano/azzerano l’efficacia.
Il ritardo nell’attuazione del GPP non è irrilevante dal momento che la spesa della P.A. copre il 16% del PIL dell’UE. In Italia, i consumi della P.A. -l’insieme di Comuni, Province, Regioni, Ministeri ed Enti di ricerca- valgono circa 115 miliardi di euro all’anno.
La Regione Veneto dovrebbe adottare il sistema degli Acquisti Verdi, con una delibera di adesione alla procedura GPP prevedendo che tutti gli acquisti regionale e comunali dovrebbero essere vincolati ad una procedura che preferisce i prodotti con materiale riciclato, sostenendone in questo modo la domanda.
Si potrebbe infatti estendere l’obbligo della raccolta differenziata in tutti gli edifici pubblici con recupero dei rifiuti speciali come i toner delle stampanti, che potrebbero venire rigenerati con risparmio economici ed ambientali. Per la buona riuscita del progetto è necessario formare il personale e motivarlo nella scelta dei materiali, con aggiornamenti sulle opportunità del mercato, utilizzando anche siti come acquistiverdi.it e forumcompraverde.it.

L’Italia inoltre risulta il paese Europeo con il maggior consumo pro-capite di acque minerali (172 litri/anno); il loro consumo è cresciuto, negli ultimi decenni, del 3% l’anno.
Questo comporta gravi conseguenze sull’ambiente sia per i miliardi di bottiglie di plastica usa e getta, che l’inquinamento provocato dalla circolazione di Tir che le trasportano. Infatti più dell’80% delle acque minerali sono imbottigliate in contenitori di plastica (Pet), il cui costo è inferiore a quelle di vetro (circa 0.01 €. contro 0.25€). Questo gap peò viene vanificato dai costi di smaltimento che ricadono sulle Regioni, che purtroppo vanno a spendere più di quanto incassino dai canoni di concessione di sfruttamento delle fonti. Ricordiamo poi che l’acqua del rubinetto è più controllata e garantita dell’acqua minerale che ha parametri di inquinanti, per legge, più permissivi
Per invertire la tendenza, nelle mense scolastiche dovrebbero venire sostituite le acque minerali con le brocche d’acqua pubblica del rubinetto, risparmiando un’enorme quantità di bottigliette di plastica, con un immediato risparmio che potrebbe essere investito in purificatori utili anche per monitorare le qualità organolettiche dell’acqua.
Si potrebbero firmare Protocolli d’Intesa con il gestore del servizio idrico per la fornitura gratuita delle brocche da utilizzare nelle mense scolastiche ed una periodica analisi chimica sull’acqua che esce dai rubinetti, pubblicando i loro risultati in ogni scuola, per evidenziare la qualità dell’acqua utilizzata.
All’inizio del percorso sono importanti incontri con i genitori sulla qualità del progetto e la sicurezza dell’acqua erogata dai rubinetti.
Inoltre, per valorizzare i luoghi delle fonti naturali come luoghi di “bene comune”, si potrebbero progettare percorsi denominati: “Le Vie delle Acque” che potrebbero valorizzare la presenza delle fonti con una cartellonistica e l’indicazione delle proprietà dell’acqua che ne sgorga.
In prossimità delle fonti sorgive, piccoli laboratori con sistemi di depurazione a raggi ultravioletti che eliminino la carica batterica senza alterare le caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche dell’acqua, alla cui realizzazione far seguire incontri con la cittadinanza per illustrarne le caratteristiche.

La Regione dovrebbe mettere al bando l’usa e getta in tutte le mense scolastiche pubbliche e private facendo divenire obbligatorio l’uso di lavastoviglie e di stoviglie lavabili e riusabili ottenendo una notevole riduzione di rifiuto secco non riciclabile.
Con nuovi regolamenti si potrebbero eliminare anche dalle sagre estive le stoviglie usa e getta e gli organizzatori delle sagre dovrebbero quindi utilizzare piatti, posate e bicchieri lavabili e riutilizzabili e differenziare gli scarti prodotti nelle sagre.

Il latte fresco che si acquista a circa 1,40 €, viene pagato agli allevatori circa 0.30 €/l, la differenza viene utilizzata per il trattamento, l’imballaggio, la distribuzione ed il marketing oltre alla marginalità industriale. L’effetto più evidente è che questo meccanismo sta strangolando i piccoli allevatori e produttori di latte, costretti spesso a chiudere stalle ed aziende agricole.
Per ridurre gli imballaggi e valorizzare la filiera corta del latte vanno favoriti i distributori automatici del latte alla spina, grazie ai quali si può avere latte più fresco e non trattato; più economico (con 1 € si potrebbe acquistare 1 l. di latte appena munto); così all’allevatore verrebbe riconosciuto più del doppio del valore attuale, inoltre il latte potrebbe essere acquistato con un proprio contenitore riutilizzato, senza contenitori “usa e getta”.
La Regione potrebbe acquistare il macchinario e installarlo, e affidarne la gestione all’Associazione regionale degli allevatori in convenzione con le aziende locali disponibili a rifornire e ad effettuare la manutenzione “della casa del latte” In questo modo si potrebbe privilegiare gli allevatori più vicini, che dovrebbero dotarsi della certificazione “Latte alta qualità”, che implica direttamente una maggiore cura nei passaggi del latte dalla mammella della vacca al contenitore refrigerato garantendo contemporaneamente una maggiore igiene per il prodotto.
Comunque si potrebbe anche favorire con incentivazioni la vendita del latte fresco in bottiglia avviando nuovamente il servizio del vuoto a rendere.

La riduzione degli imballaggi si potrebbe ottenere anche con la vendita dei detersivi alla spina, usando contenitore riutilizzabili dei clienti. Uno strumento per la sua diffusione, potrebbe essere il cambio del regolamento della tariffa per le attività commerciali, inserendo un incentivo per le attività che scelgano lo sfuso si potrebbe infatti pensare ad uno sconto sulla tariffa dei rifiuti proporzionale allo spazio destinato dai negozianti alla vendita dei materiali sfusi.

I pannolini usa e getta fin dalle fasi iniziali della loro produzione (consumo di cellulosa, consumo di acqua ed energia e utilizzo di sbiancanti chimici e materie plastiche per la produzione) sprecano risorse e inquinano l’ambiente, infatti i dati indicano che per un solo bambino si richiede una quantità di cellulosa pari a circa 10 grandi alberi. Per ogni bambino si produce circa una tonnellata di rifiuti difficili da trattare e non biodegradabili. Il loro tempo di decomposizione aumenta in carenza di acqua e ossigeno, condizioni che spesso i genitori riproducono chiudendo ogni pannolino in un sacchetto di plastica.
L’uso dei pannolini lavabili fa risparmiare risorse e riduce l’emissione di CO2 in atmosfera e comporta vantaggi per la salute del bambino, che non ha materie plastiche a contatto con la pelle, che spesso comportano arrossamenti, eritemi, allergie. Inoltre si riducono la produzione di rifiuti e la spesa. Per un uso esclusivo di pannolini lavabili, serve un kit di 15-20 pezzi, e, ad eccezione dei pannolini a taglia unica che accompagnano il bimbo dalla nascita al vasino, 2 o 3 kit per ogni taglia; la spesa-pannolini per i lavabili è perciò di centinaia di €. I pannolini mono-uso fanno spendere di più: un bimbo in media consuma settimanalmente un pacco da 10€, cioè almeno 500 € l’anno. I pannolini lavabili, semplici da usare, per il 90% sono costituiti da cotone biologico e materiali naturali, si possono lavare anche in lavatrice e comportano un risparmio di oltre il 70% per le famiglie. La Regione potrebbe sostenere le famiglie meno facoltose, interessate al progetto
Inoltre, la Regione potrebbe mettere a disposizione delle farmacie comunali gli assorbenti ecologici che, essendo lavabili e più volte riutilizzabili, contribuiscono alla riduzione dei rifiuti e ad un risparmio per le donne che, con la spesa del consumo di 4 mesi del prodotto mono-uso, potrebbero acquistare assorbenti ecologici che durerebbero 10 anni. Il prodotto è anallergico e facilmente lavabile. Alcuni comuni promuovono l’uso di “coppette”, altrettanto efficienti per la riduzione dei rifiuti e che diminuiscono notevolmente i consumi idrici per il lavaggio.

Gli oggetti inutilizzati potrebbero diventare utili ad altre persone e questo porta all’idea che sta alla base dei mercatini di scambio e riuso. La Regione insieme ai Comuni potrebbe individuare piazze e quartieri per queste iniziative dove i cittadini possano portare oggetti, libri, mobili per venderli o barattarli con altri oggetti.
In questo modo si allungherebbe il ciclo di vita dei materiali ed attraverso queste iniziative, si potrebbero ricostruire legami e occasioni d’incontro per la comunità. Al termine delle manifestazioni chi non vuole riprendersi il materiale avanzato, lascia in piazza le cose che non gli servono, che potrebbero partecipare ad un’asta o potrebbero venire regalate. Gli oggetti avanzati vengono incamerati e riciclati dal Comune.

Il Progetto della Regione “Passi concreti verso Rifiuti Zero” potrebbe prevedere anche la costituzione di un Centro di Ricerca e riprogettazione Rifiuti Zero (collegabile a quelli esistenti in altre realtà Italiane) che analizza il rifiuto residuo della Regione e dei singoli Comuni, per individuare la tipologia di materiali ed oggetti ancora presenti nel rifiuto e poi indirizzare il proprio lavoro in due direzioni:
1. migliorare i livelli di intercettazione dei materiali oggetto di RD per azzerare i “conferimenti impropri” nel residuo.
2. studiare oggetti o elementi finora non riciclabili o compostabili (come rasoi, cialde per il caffè e in generale i prodotti monouso), o che lo sono con difficoltà (“polimateriali” quali il tetrapack, blister, molti tipi di plastiche a partire dagli shoppers).
Il Centro di Ricerca Rifiuti Zero potrebbe contribuire alla riprogettazione industriale di tale “criticità” e sulla base di una precisa proposta mette il produttore di quel bene di fronte alla propria responsabilità. Il progetto, in collaborazione con l’Assessorato regionale competente potrebbe condividere iniziative per la riduzione dei rifiuti alla fonte, attraverso lo Sportello per la riduzione dei rifiuti diffondendo nel circuito commerciale le esperienze delle unità commerciali come i prodotti alla spina, prodotti sfusi, pannolini e pannoloni riusabili, ecc.
Inoltre viene svolto un lavoro di “qualificazione merceologica” dei materiali raccolti attraverso le RD, finalizzato a creare localmente filiere del riciclo e del compostaggio e a promuovere Centri per la riparazione e il riuso/ decostruzione/commercializzazione di beni usati, anche censendo, a livello nazionale ed internazionale, le “buone pratiche”, per farle conoscere.

PROPOSTA DI LEGGE

Art.1 Obbligo della raccolta Porta a Porta.

1. Entro il 1.1.2020, in tutti i comuni del Veneto vengono eliminati i cassonetti stradali ed attivata la raccolta domiciliare “porta a porta” almeno per le seguenti tipologie di rifiuti: carta e cartone, Multi-materiale (vetro, plastiche, tetrapak, barattoli in metallo), organico e verde (scarti alimentari e vegetali), oli esausti, pannolini/pannoloni, ingombranti ed assimilati per le utenze non domestiche.
2. Dovrebbero essere distribuiti a domicilio gratuitamente i contenitori e i sacchetti per:
Organico: bio-pattumiera areata abbinata a sacchetti bio-degradabili; contenitore colore marrone di 25 litri con chiusura anti-randagismo per deposito dei sacchetti.
Carta: cestone in plastica bianco
Multi-materiale: contenitore blu e sacco in polietilene di colore blu trasparente,
Non Riciclabile: Sacco in polietilene di colore grigio, oppure eco-compattatori a riconoscimento digitale per il calcolo della quantità di rifiuto prodotto.
Oli esausti di cucina: contenitore.
Pannolini di anziani e bambini: Sacco colore viola
3. Scadenze settimanali consigliate per i ritiri (diversificati in base alle caratteristiche demografiche e del territorio): due ritiri per l’organico in inverno, tre in estate; un ritiro settimanale per il Multi-materiale, uno per carta e cartone; uno per l’indifferenziato; un ritiro annuale gratuito a domicilio su prenotazione per gli ingombranti, un ritiro mensile per oli esausti oltre a ritiri personalizzati e supplementari per pannoloni e pannolini. Per le potature e per gli sfalci, ritiri supplementari su prenotazione.

Art.2 Tariffa puntuale

1.Tutti i Comuni del Veneto dovrebbero applicare entro il 2020 la tariffa puntuale, già prevista dal 2012, proporzionale alla quantità del rifiuto non riciclabile prodotto dalla famiglia.
2. Una parte dei risparmi ottenuti, pari ad almeno il 50%, va riconosciuta ai cittadini una riduzione della parte variabile della tariffa.

Art.3 Isole ecologiche e tessera magnetica

1. Con l’eliminazione dei cassonetti stradali va aperta in ogni comune almeno un’isola ecologica ogni 50.000 residenti, dove poter portare qualsiasi tipo di scarto, anche ingombrante, in specifici orari settimanali che considerino le esigenze delle varie utenze.
2. L’Isola ecologica si configura come un piazzale recintato, con container per i diversi materiali differenziati, una pesa per la pesatura del netto conferito da furgoni o auto, la presenza costante di operatori.
3. Gli operatori, con un sistema informatico, registrano ogni conferimento segnando un punteggio sulla tessera magnetica, attribuita ad ogni utenza. A fine anno, il punteggio origina una riduzione sulla tassa dei rifiuti.

Art.4 Riciclo

1. Il multi-materiale è avviato a riciclo attraverso le piattaforme dei Consorzi del Conai e di altri eventuali consorzi di filiera.
2. Anche gli scarti di questo processo di selezione sono riciclati in materiali, come pancali, arredi urbani, utensileria materiali da giardino e cucina, componentistica per auto e moto.
3. L’organico va avviato agli impianti di compostaggio che indirizzano il compost prodotto all’uso diretto in agricoltura o ai produttori di terriccio e fertilizzanti.

Art.5 Riduzione dei rifiuti. Compostaggio domestico

1. Per incentivare il Compostaggio domestico e condominiale, il Comune riconosce a chi lo pratica, uno sconto di almeno il 10% sulla parte variabile della tariffa.
2. La Regione regala, attraverso le società addette al servizio, ad ogni cittadino che lo richiede, un composter (bidone traforato di plastica), unitamente alle istruzioni per produrre un buon compost.

Art.6 Eco-compattatori negli edifici pubblici

1. La Regione finanzia l’acquisto di piccoli eco-compattatori da inserire negli edifici pubblici (scuole, palestre, uffici, ospedali) dove il cittadino può conferire carta, vetro, alluminio e ricavare un credito da spendere nei negozi locali.
2. I costi di manutenzione delle strumentazioni sono coperti dalla vendita della materia riciclata.

Art.6 Acquisti verdi

1. La Regione Veneto adotta il sistema degli Acquisti Verdi, con una delibera di adesione alla procedura GPP (Green Public Procurement): vincolando gli acquisti regionali e comunali ad una procedura che preferisce i prodotti con materiale riciclato, sostenendone la domanda.
2. Dal 2010 tutti gli edifici pubblici viene attuata la raccolta differenziata e recupero anche dei rifiuti speciali, come i toner delle stampanti, che così possono essere rigenerati.
Il personale va informato e motivato nella scelta dei materiali, con aggiornamenti sulle opportunità del mercato.

Art.7 Acqua pubblica nelle mense scolastiche e Vie delle Acque

1.Nelle mense scolastiche vanno utilizzate le brocche d’acqua pubblica del rubinetto.
I gestori del servizio idrico forniscono gratuitamente le brocche ed una periodica analisi chimica sull’acqua che esce dai rubinetti, pubblicando i risultati in ogni scuola, per evidenziare la qualità dell’acqua utilizzata anche in incontri con i genitori
2. Per valorizzare i luoghi delle fonti naturali come luoghi di “bene comune”, si inaugurano percorsi denominati: “Le Vie delle Acque” che valorizzano la presenza delle fonti con una cartellonistica, l’indicazione delle proprietà dell’acqua che ne sgorga e, in prossimità delle fonti, piccoli laboratori in cui tenere incontri con la cittadinanza per illustrarne le caratteristiche.

Art.8 Via gli “usa e getta” dalle mense e dalle sagre

1.Dal 2020, è vietato l’uso di stoviglie mono-uso nelle mense scolastiche pubbliche e private del Veneto e sono obbligatorie stoviglie lavabili e riusabili e l’uso di lavastoviglie.
2. Dal 2020 è vietato l’uso di stoviglie mono-uso nelle sagre estive. Gli organizzatori delle sagre devono usare stoviglie lavabili e riutilizzabili e differenziare gli scarti prodotti nella sagra.

Art.9 Vendita alla spina di latte e detersivi

1. Per ridurre gli imballaggi e valorizzare la filiera corta del latte vanno favoriti i distributori automatici del latte alla spina, grazie ai quali il latte può essere acquistato con un proprio contenitore riutilizzato, senza contenitori “usa e getta”.
2. La Regione acquista il macchinario, lo installa e ne affida la gestione all’Associazione regionale degli allevatori in convenzione con gli allevatori della zona disponibili a rifornire il macchinario, che devono dotarsi della certificazione “Latte alta qualità”, con la massima cura nei passaggi del latte dalla stalla al contenitore refrigerato per l’igiene per il prodotto.
3. La Regione sostiene la riduzione degli imballaggi premiando la vendita sfusa di pasta, riso e altri prodotti alimentari e alla spina di detersivi, a clienti che usano propri contenitori. Nel regolamento della tariffa per le attività commerciali, va inserito un incentivo per tali attività: per tali negozi non si calcola la tariffa rifiuti per la parte del negozio destinata alla vendita dello sfuso.

Art.10 Pannolini ed assorbenti ecologici

1. La Regione sostiene le famiglie meno facoltose, interessate all’uso dei pannolini lavabili
2. La Regione mette a disposizione delle farmacie comunali gli assorbenti ecologici, lavabili e più volte riutilizzabili e promuove l’uso di “coppette”, efficienti per la riduzione dei rifiuti e dei consumi idrici per il lavaggio.

Art.11 Mercatini di scambio e riuso

Entro il 2020, i Comuni individuano piazze per i Mercatini del riuso e del baratto, dove i cittadini possono portare oggetti usati per venderli o barattarli con altri oggetti.
Al termine del mercatino, chi vuole lascia in piazza le cose che non gli servono, che vengono incamerate e riciclate o rivendute dal Comune.

Art.12 Centro di ricerca Verso I Rifiuti Zero

1. La Regione sostiene il Progetto “Passi concreti verso Rifiuti Zero” che consiste nella costituzione di un Centro di Ricerca e riprogettazione Rifiuti Zero (collegabile a quelli esistenti in altre realtà italiane) che analizza i rifiuti dei singoli Comuni, per individuare la tipologia di materiali ed oggetti ancora presenti nei rifiuti; poi migliorare i livelli di intercettazione dei materiali oggetto di RD per azzerare i “conferimenti impropri” nel residuo; infine studiare oggetti o elementi finora non riciclabili o compostabili, come rasoi, cialde per il caffè e altri prodotti monouso, o che lo sono con difficoltà come i “polimateriali” quali il tetrapack, blister, molti tipi di plastiche a partire dagli shoppers.
2. Il Centro di Ricerca Rifiuti Zero contribuisce alla riprogettazione industriale di tale “criticità” e offre le sue proposte migliorative ai produttori di quel bene.
3. Il progetto, in collaborazione con l’Assessorato regionale competente condivide iniziative per la riduzione dei rifiuti alla fonte, attraverso lo Sportello per la riduzione dei rifiuti diffondendo nel circuito commerciale esperienze come prodotti alla spina, prodotti sfusi, pannolini e pannoloni riusabili, ecc.
4. Inoltre viene svolto un lavoro di “qualificazione merceologica” dei materiali raccolti attraverso le RD, finalizzato a creare localmente filiere del riciclo e del compostaggio e a promuovere Centri per la riparazione e il riuso/ decostruzione/commercializzazione di beni usati, anche censendo, a livello nazionale ed internazionale, le “buone pratiche”, per farle conoscere.

Forum Rifiuti Zero Veneto

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